Il lager di Buna-Monowitz nella descrizione di Primo Levi in una lettera dimenticata alla rivista “La chimica e l’industria” del 1947

24 GENNAIO 2017

Comunicato stampa

Torviscosa, 24 gennaio 2017 – “Se questo è un uomo” è appena uscito nella sua prima edizione quando Primo Levi, nel novembre del 1947, scrive al direttore de “La chimica e l’industria”, nota rivista del settore. In questo caso, è il chimico a portare la propria testimonianza per fornire alcune “notizie di carattere tecnico” relative al campo di annientamento di Buna-Monowitz in cui era stato internato all’inizio del 1944. La lettera, pubblicata nel n. 12 (dicembre) del 1947, sembra essere quasi sconosciuta o forse ormai dimenticata. Levi fornisce alcune informazioni sulle produzioni chimiche del campo di Monowitz, struttura satellite del più noto campo di Auschwitz, sede di vari impianti tra cui uno gigantesco per la produzione di gomma sintetica, la cosiddetta “buna”. Levi racconta di essere stato impiegato dapprima come manovale per lavori di trasporto di materiali e quindi, dopo una sorta di selezione professionale, come analista in uno dei laboratori chimici. Sarà proprio grazie a questo incarico, che viene svolto all’interno del laboratorio relativamente riscaldato, che Levi potrà sopravvivere al rigore dell’inverno 1944/1945.
La lettera di Levi è stata “riscoperta” nell’ambito di una ricerca sulle relazioni tra la SNIA Viscosa e alcuni chimici tedeschi coinvolti con il regime nazista e le sue atrocità. La ricerca è stata condotta dal Comune di Torviscosa, sede di uno storico stabilimento SNIA, che da alcuni anni è impegnato nel recupero e nella salvaguardia della documentazione dell’azienda da cui lo stesso paese ha avuto origine. Tra i documenti conservati nell’archivio storico ex SNIA Viscosa sono stati ritrovati diversi brevetti firmati da Johann Giesen per la Perfogit, società con sede in Svizzera, ma interamente controllata dalla SNIA Viscosa e attiva nel dopoguerra. Si tratta dello stesso Johann Giesen che fu direttore della produzione di combustibili nel campo di Auschwitz fino al settembre 1944 per diventare poi responsabile dell’intera produzione di metanolo nell’organizzazione nazista. Nonostante gli anni passati ad Auschwitz, nei processi contro i criminali nazisti del dopoguerra Giesen affermerà di non aver mai sentito parlare di sterminio o di crimini simili commessi sui prigionieri del campo di concentramento. Ritenuto politicamente non colpevole, nell’immediato dopoguerra assume la guida della ex IG Farben a Ürdingen, nella zona di Düsseldorf che era allora sotto il controllo del Regno Unito e in seguito comincia a lavorare per la Perfogit, che oltre a lui impiega anche altri tra i migliori chimici tedeschi già implicati con il nazismo. “Le relazioni della SNIA Viscosa con le omologhe tedesche all’epoca dei regimi fascista e nazista sono note, così come la collaborazione di Giesen con la SNIA nel dopoguerra” spiega Mareno Settimo, assessore alla Cultura del Comune di Torviscosa e autore della ricerca. “Finora, però, nessuno aveva rilevato il ruolo dello stesso Giesen nei campi di Auschwitz-Birkenau. Dal punto di vista dell’industria, nel dopoguerra era probabilmente inammissibile perdere le competenze tecniche e scientifiche che il regime nazista aveva sostenuto e sviluppato, ma ai nostri occhi, oggi, la riabilitazione di personaggi con ruoli così significativi nel sistema di sterminio nazista risulta davvero sconcertante”.

Lettera di Primo Levi

« tutte le news

1